Donne che si vestono di pelle di foca… Foche che per un periodo si spogliano del loro manto e vivono sulla terraferma come esseri umani, per poi tornare un giorno alla loro vera casa: il mare, un richiamo per loro istintivo e che non possono non ascoltare. Sono le selkie, creature mitologiche delle culture nordiche attorno alle quali si sono create nel tempo storie misteriose.
LE ORIGINI
Il mito delle selkie non appartiene a un unico luogo. Scozia, Irlanda, ma anche Islanda, Norvegia e Danimarca sono la culla di queste figure leggendarie e ogni terra ha le proprie sfumature nel racconto del mito, anche se le storie più comuni si ritrovano in tutte le culture nordiche.
Ma è al largo delle coste scozzesi settentrionali, nelle isole Orcadi, che nascono i racconti legati a queste donne-foca. Il termine selkie deriva, infatti, dallo scozzese antico selich, che a sua volta deriva dall’inglese seolh. Vuol dire semplicemente “foca”, che in gaelico scozzese si pronuncia ròn, da cui maighdeann-ròin o fanciulle-foca.
LA LEGGENDA
La storia più raccontata è quella di un uomo, un pescatore, che un giorno sente delle voci femminili provenire dalla spiaggia. Spinto dalla curiosità, si dirige verso le voci e scorge alcune donne che cantano e ballano, spogliate dei loro “abiti”. Rimasto incantato dalle selkie e vedendo le pelli di foca lasciate a terra, prende quella che per lui è la più bella e la porta a casa con sé, la nasconde in un baule e costringe così una delle donne-foca a restare sulla Terra e poi a sposarlo. Lei vive per diversi anni con l’uomo e hanno dei figli, ma un giorno riesce a scovare la sua pelle di foca e a tornare a casa, nel mare.
In alcune leggende si parla di grotta invece che di spiaggia, di un contadino invece che di un pescatore, ma il resto della storia è molto simile. In alcuni casi, si racconta che la donna-foca, pur tornando nel mare, resti legata ai figli lasciati sulla Terra e che, in veste di foca, torni ogni notte ad osservarli da lontano sporgendo dall’acqua. In altri casi, che si vendichi dell’uomo che l’ha costretta, in altri ancora che in realtà ci sia amore tra i due.
Nelle isole della Scozia, anticamente le foche erano considerate esseri umani tramutati in animale e pertanto si evitava di fare loro del male, credendo anche che ucciderle portasse sfortuna.
Nelle isole Faroe, in territorio danese, non a caso luogo di origine anche de La Sirenetta di Andersen, si credeva invece che le foche fossero donne suicidatesi in mare, che una volta ogni anno tornavano sulla Terra in forma umana. La leggenda danese è leggermente più cruenta e drammatica rispetto alle altre, anche nella versione del giovane che incontra le selkie, con un epilogo a dir poco macabro.
LE SELKIE NEI LIBRI E NEL CINEMA
La figura delle selkie si incontra anche nel mondo dell’arte, della letteratura e del cinema. Compare in diversi testi e non manca in Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estés, in cui si racconta la storia Pelle di foca.
C’è una ballata tradizionale delle isole Orcadi che parla di un selkie maschio, dal titolo The Great Selkie of Sule Skerry, mentre è di Angelo Branduardi un brano ispirato a queste creature nell’album Il rovo e la rosa.
Le selkie si ritrovano in diversi film. In particolare, la storia del pescatore che sposa una selkie compare nel film d’animazione del regista irlandese Tomm Moore Song of the Sea (La canzone del mare), che ha per protagonista una bambina selkie, figlia della donna-foca e del pescatore, la quale seguirà il richiamo della madre con l’aiuto del suo fratellino. Nella serie Outlander, in particolare nella terza stagione, si cita più volte la Silkies’ Isle (isola delle selkie), l’isola dove Jamie Fraser si reca a nuoto quando evade dalla prigione, perché vi è nascosto il tesoro degli Stuart appartenente ai MacKenzie.
Il mito delle selkie è raccontato poi da molti storyteller, un’esperienza sicuramente da provare per chi vuole vivere appieno l’atmosfera magica che circonda le donne-foca e la cultura dei Paesi nordici.
©Daniela B.
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