Oggi, 10 dicembre, si celebra la Giornata Mondiale dei Diritti Umani, in quello stesso giorno del 1948, quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (https://www.un.org/en/about-us/universal-declaration-of-human-rights).
“All human beings are born free and equal in dignity and rights. They are endowed with reason and conscience and should act towards one another in a spirit of brotherhood”.
Così recita l’articolo 1 della Dichiarazione.
Libertà. Dignità. Diritti. Fratellanza.
Oggi più che mai questi vocaboli sembrano rimanere vacue definizioni di un dizionario, nonostante la profondità e la potenza che sarebbero in grado di evocare.
Il portale Rule of Law in Armed Conflict (https://geneva-academy.ch/galleries/today-s-armed-conflicts) monitora attualmente più di 110 conflitti armati. Alcuni di essi sono iniziati di recente, mentre altri durano da più di 50 anni.
Ben 80 si registrano tra Medio Oriente e Africa (Cipro, Egitto, Iraq, Israele, Libia, Marocco, Palestina, Siria, Turchia, Yemen Sahara occidentale, Burkina Faso, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Mali, Mozambico, Nigeria, Senegal, Somalia, Sud Sudan e Sudan); 21 in Asia; 7 in Europa; 6 in America Latina.
Della maggior parte di questi non si parla affatto. Troppo lontani da noi? troppi pochi morti?
Arrotondando – come se fosse davvero possibile arrotondare le vite umane – 80.000 ucraini e 700.000 russi sono stati uccisi dal maggio 2022; 45.000 palestinesi dal 7 ottobre 2023, di cui 13.000 sono bambini; 60.000 sudanesi in un anno e mezzo di guerra, ma a causa dei combattimenti e del caos nel Paese, il numero non è stato registrato sistematicamente e potrebbe salire fino a 150.000 (https://www.bbc.com/news/articles/crln9lk51dro).
L’elenco è interminabile. Ed è troppo doloroso, troppo crudo, anche solo citare le violenze sessuali, i conseguenti suicidi, le aggressioni a minori e anziani (dignità?!), le case dilaniate e i milioni di famiglie costretti ad andare via (diritti?!). Via dove poi? Spesso un dove non c’è (fratellanza?!).
“Ad ogni persona spettano tutti i diritti e le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per esempio di razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione politica o di altro genere, origine nazionale o sociale, proprietà, nascita o altra condizione…” (dall’Art. 2 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani).
Altrettanto dolorosa e inammissibile è la privazione della possibilità di espressione, opinione, stampa, non solamente in regioni africane o medio-orientali, ma anche in alcuni paesi europei e americani (https://www.atlanteguerre.it/notizie/dossier-i-governi-contro-la-liberta-di-stampa-la-classifica-rsf-2024/). Mentre in Iran una donna sta rischiando la morte per non aver indossato il velo correttamente, in Italia un’altra donna la sta rischiando per aver scelto di lasciare il proprio compagno. Due uomini per aver camminato insieme mano nella mano, a Roma, nel 2024 (libertà?!).
“Ogni persona ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona.” (Art. 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani).
Sarebbe bello leggerla tutta la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Bello e terribile al tempo stesso.
E forse potremmo concederci di farlo in qualche ritaglio del nostro tempo, un articolo al giorno, mentre aspettiamo l’autobus che non arriva, il treno in ritardo, il caffè che esce dalla moka, la parrucchiera che ci taglia i capelli, la lunga fila dal medico di famiglia…
Un articolo al giorno e in un mese, forse, saremo persone migliori. O anche soltanto più consapevoli.
“E mentre marciavi con l’anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore”.
(F. De André)
