La lingua che cambia

Nessuno conosce il numero esatto dei caratteri cinesi esistenti. Ad oggi se ne contano più di 54mila. In generale, in tutte le lingue, assistiamo spesso alla nascita di nuovi vocaboli e nuovi modi di esprimersi, che entrano gradualmente a far parte della quotidianità.

La lingua, infatti, non è qualcosa di statico, ma al contrario è un fenomeno in continuo movimento, capace di adattarsi ai cambiamenti del tempo. Oggi in particolare, con il linguaggio del web, sono nate una serie di espressioni nuove, diventate molto popolari e utilizzate da tutti gli internauti, in particolare dai cosiddetti Millennial e dalla Generazione Z, per abbreviare il testo scritto ai fini della rapidità di comunicazione. 

Nel caso del cinese, si utilizzano molto i numeri che rimandano alla pronuncia di caratteri cinesi o parole straniere. Se ne possono citare alcuni esempi piuttosto divertenti: uno è 88, che nel linguaggio del web non si legge come “ottantotto”, che sarebbe bashiba, ma “otto otto” e quindi baba. È un modo abbreviato per dire bye bye, saluto inglese ormai diventato di uso comune anche in Cina. Altro esempio è 3Q, una sinizzazione del “grazie” inglese. In cinese, infatti, 3 si pronuncia san, così mettendo insieme il “tre” cinese con la Q all’inglese viene fuori l’espressione sankiu, simile a thank you. E ancora il numero 4, che si pronuncia si, viene usato per dire shi, “essere, sono”, mentre il numero 5 (wu) si usa per riferirsi alla prima persona singolare wo, io. Di esempi ce ne sono molti altri e c’è da dire, inoltre, che nella cultura cinese i numeri hanno una tale importanza da influenzare addirittura ogni aspetto e ogni scelta della vita. In particolare, i numeri 8 e 9 sono considerati numeri fortunati, mentre 4 e 2 hanno un connotato più negativo.

In inglese, invece, non solo nei messaggi rapidi ma anche nelle email, si trovano spesso formule abbreviate come ASAP, AKA, BTW, FYI o ancora semplici lettere come Y, U, R, che a prima vista possono far pensare a una sigla di un’associazione o un marchio e possono rappresentare un problema per chi non sa interpretarle. Ma in realtà sono semplicemente un modo breve per dire as soon as possible (ASAP), as known as (AKA), by the way (BTW), for your information (FYI), why (Y), you (U) e are (R). Basta saperlo!

È interessante osservare questi fenomeni, per capire come la lingua cambi in funzione delle nuove abitudini sociali. Anche in Italia siamo ormai abituati da tempo a vedere nei messaggi in chat le formule ke, perké, cmq, tvb con il rischio tante volte di utilizzarle anche in contesti in cui non sarebbe il caso. Così come siamo ormai abituati sempre di più a italianizzare parole straniere, prevalentemente inglesi. Alcuni esempi? Shoppare, brandizzare, chattare, matchare, bannare e così via. Negli ultimi anni, poi, si tende spesso a utilizzare direttamente il termine inglese, inserendolo nella conversazione, soprattutto in ambito lavorativo, nello spettacolo, sui social (ad es. “è una persona smart”, “il tuo outfit è molto cool” e così via).

Il mix linguistico, la fusione fra lingue diverse, è un fenomeno che esiste da tempo, che con il progresso e la globalizzazione si è accentuato sempre di più e sotto certi punti di vista è divertente e piacevole. L’unico rischio è di farsi prendere troppo la mano e quindi dimenticarsi dell’esistenza e della bellezza che hanno anche le parole italiane, che sono a disposizione e si possono continuare ad utilizzare. Perché la lingua in fondo è così, più la pratichi e più la consolidi, meno la utilizzi e più la dimentichi.

Daniela B.

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