La festa di Halloween è ormai conosciuta e festeggiata in tutto il mondo e molti la attendono con ansia per godersi la notte più lunga dell’anno nell’atmosfera carnevalesca e grottesca che porta con sé. I più audaci scelgono un costume macabro da indossare, che sia per una festa in particolare o semplicemente per andare in giro per strada; c’è poi chi si riunisce a casa con gli amici per una cena e giochi a tema oppure per guardare insieme un film horror, e chi sfrutta l’occasione anche solo per bere una birra in compagnia. Ma fra tutti quelli che lo festeggiano, forse pochi conoscono le vere origini e i significati nascosti dietro quest’antica festività, diventata poi un successo commerciale negli Usa.
Le origini e il nome: la festa di Samhain
Anche se alcuni possono erroneamente pensare che sia una festa americana per via della zucca e del successo commerciale che ha riscosso negli Usa con il rigoroso travestimento che richiede, come si vede in molti film americani, Halloween in realtà affonda le sue radici in Irlanda.
Ebbene sì, è proprio un’antica tradizione celtica, chiamata Samhain o Samuin. In gaelico irlandese antico vuol dire “fine dell’estate” e segnava un momento importantissimo per la cultura agricola locale, un momento di transizione non solo dall’estate all’inverno, ma anche dal vecchio al nuovo anno. Un passaggio cruciale e magico, insomma, che doveva essere festeggiato degnamente come ringraziamento per il raccolto ottenuto. Anche nei colori tipici della festa si ricorda la mietitura con l’arancione e l’inizio del buio inverno con il nero. Anticamente, si riteneva fosse un momento di passaggio anche tra il mondo dei vivi e quello dei morti, motivo per cui gli abitanti dei villaggi erano soliti spegnere i focolari in casa per renderla inospitale e mascherarsi in modo grottesco per risultare poco “appetibili”. La festa del Samhain era quindi anche un’occasione per commemorare i propri cari defunti.
Il nome “Halloween”, poi, è legato proprio alla nostra festa di Ognissanti, che si celebra il giorno successivo. Sarebbe infatti una variante scozzese dell’espressione All Hallows’ Eve ovvero la vigilia di tutti gli spiriti sacri.
La leggenda di Jack-o’-Lantern

La zucca intagliata e illuminata, simbolo per eccellenza dell’odierna festa, nasconde un’antica leggenda irlandese: quella di Jack, un fabbro ubriacone dal cuore avaro che una sera in una locanda incontrò il diavolo. Stava quasi per cedergli la sua anima quando, in maniera astuta, gliela promise in cambio di un’ultima bevuta, chiedendogli di trasformarsi per questo in una moneta. Lui ci cascò e Jack ripose la moneta nel suo borsello accanto a una croce argentata, impedendo così al demonio di tornare in sé. Ma quest’ultimo, poi, gli promise che non avrebbe preso la sua anima per i successivi dieci anni, così Jack lo lasciò andare.
Dieci anni dopo, il diavolo si ripresentò e l’astuto Jack gli chiese di cogliere per lui una mela su un albero prima di prendere la sua anima, ma poi incise una croce sul tronco, in modo tale da non farlo più scendere. Giunsero infine a un compromesso: il diavolo avrebbe risparmiato la dannazione eterna a Jack in cambio della libertà. Ma quando arrivò al termine della sua vita sulla Terra, il fabbro dissoluto aveva commesso così tanti peccati che venne rifiutato sia dal Paradiso che dall’Inferno, per il patto che aveva con il diavolo, e fu costretto quindi a vagare in eterno come un’anima tormentata. Il diavolo gli lanciò però un tizzone ardente per permettergli almeno di illuminare la via davanti a sé e Jack lo ripose all’interno di una rapa incavata.
Da qui il nome di Jack-O’-Lantern e così, da quel momento, Jack si aggira vagante alla ricerca di un rifugio. Motivo per cui gli abitanti dei paesi usano appendere una lanterna alla porta di casa, per far capire alle anime erranti di stare alla larga. Nella realtà, la rapa è stata poi degnamente sostituita dalla zucca quando gli irlandesi fuggirono in America nel XIX secolo, dove di zucche ce n’erano in abbondanza ed erano anche più grandi e comode per essere intagliate e scavate.
I simboli di Halloween
Come abbiamo detto, la zucca intagliata e illuminata, che rappresenta l’anima errante di Jack-O’-Lantern, oggi è il simbolo per eccellenza della festa di Halloween. Viene svuotata e scavata, per poterci inserire all’interno una candela che illumina così anche al buio i tratti intagliati sulla sua superficie: un volto dall’espressione malefica e dal ghigno beffardo. Ma sembra che la pratica di intagliare zucche fosse tipica sempre dell’Irlanda e anche di alcune parti della Scozia.
L’abitudine di travestirsi con abiti macabri e grotteschi, invece, usanza rimasta in piedi fino ad oggi, come abbiamo visto era legata all’intento di spaventare gli spiriti che la notte del 31 ottobre tornano tra i vivi, secondo la credenza popolare legata al Samhain. Negli Stati Uniti poi si è sviluppata ulteriormente, prendendo altre strade.

Ma la notte di Halloween è anche famosa per il classico gioco del “dolcetto o scherzetto”, praticato dai bambini che bussano alle porte delle case. Deriverebbe anche questo dalla storia di Jack e dall’antica festa che segnava il magico passaggio tra i vivi e i morti. Rappresentano le anime erranti come Jack che bussano alla porta per chiedere qualcosa in cambio o maledire la dimora in questione. La formula inglese trick or treat, infatti, letteralmente significa “sacrificio o maledizione”, poi giocosamente tradotta con “dolcetto o scherzetto”.
Secondo un’usanza medievale, in occasione di questa festa si preparava anche la soul cake o torta dell’anima: un dolce a base di pane, uva sultanina e ribes. La tradizione legata a questo dolce voleva che i bambini andassero a bussare di casa in casa per chiedere una fetta della torta. In cambio di un pezzo avrebbero recitato una preghiera per l’anima di un parente defunto. C’era anche una filastrocca legata alla soul cake, che recitava “A soul cake! A soul cake! Have mercy on all Christian souls, for a soul cake!”, simile alle filastrocche utilizzate ancora oggi per trick or treat, dolcetto o scherzetto, come “trick-or-treat, smell my feet, give me something good to eat”.
Daniela B.